Nel primo pomeriggio di lunedì tre novembre ho incontrato nel suo ufficio di Direttore Generale della Banca Popolare di Cortona il brillante e super attivo dottor Roberto Calzini.
Attraversata una Piazza della Repubblica piena di turisti e cortonesi, che si stavano godendo gli ultimi scampoli di questo caldo e luminoso sole autunnale 2025, sono entrato da via Guelfa nello storico Palazzo Cristofanello con il timore e l’apprensione che ogni intervista rilasciata in esclusiva crea nel giornalista coscienzioso e abituato più alla strada che ai palazzi del potere.
Un timore e un’apprensione che però sono subito scomparsi quando in cima alle austere scale in pietra serena, che dal primo piano portano alla direzione generale della Bpc, ho avuto il piacere e l’onore di essere ricevuto con puntualità piemontese dal Dg della nostra banca cortonese, che, con il suo sorriso e con la sua grande empatia di eterno ragazzo, mi ha messo a mio agio, facendomi accomodare nelle eleganti poltrone del suo accogliente e luminoso ufficio, che ha la finestra sull’altra storica e medioevale via Ghibellina.
Roberto Calzini, dottore commercialista laureatosi all’Università di Perugia, è nato il 18 giugno 1965 ; è coniugato con tre figli e residente in San Pietro a Cegliolo; ricopre il ruolo di Direttore generale della Banca Popolare di Cortona dal 2011 ed è rimasto sempre il ragazzo perbene della Val di Loreto che sprizza cortonesità e dinamismo professionale anche nelle silenziose e quasi austere stanze di Palazzo Cristofanello. Ecco qui di seguito le mie domande e le sue risposte.
D- Sul finire degli anni 1980 fui chiamato dall'allora direttore generale Massimo Canneti a scrivere per la Nazione un testo pubblicitario che intitolai: " Bpc: la tua banca nel tuo territorio". Per diverso tempo, quel titolo divenne slogan-payoff, cioè anima del brand della Popolare. La Bpc è ancor oggi la banca per eccellenza del nostro territorio?
R- Il pensiero del Direttore Canneti è ancora vivo nei cromosomi della nostra Banca, perché costituisce la eco del messaggio primordiale del nostro founder (per usare un termine da start-up) Girolamo Mancini che nel 1881 volle fortemente una banca popolare, che appartenesse al popolo e fosse al servizio del popolo. Il sistema delle banche popolari è nato per questo, nella seconda metà del 1800; questa era l’idea del padre fondatore Luigi Luzzatti, un visionario che aveva capito il potere della cooperazione e del principio di sussidiarietà, armi potenti per lo sviluppo economico, ma anche socio antropologico delle comunità e dei territori. Il mondo si è trasformato, ma l’empatia relazionale è stata e sempre sarà un elemento distintivo, anche nell’epoca dei social, delle tecnologie digitali di accesso alle operazioni bancarie e, da ultimo, dell’AI. Cambia il mezzo, ma non il messaggio. Dopo il Direttore Canneti, che non ho avuto la fortuna di poter incrociare nel mio percorso lavorativo, c’è stata la direzione di Giuseppe Lucarini, che ha portato la banca nella modernità, adattando alla piccola dimensione la modalità vincente della banca grande. Al Direttore Lucarini, uomo molto intelligente dal carattere non sempre piano, mi lega un senso di profonda gratitudine per i valori che Egli mi ha trasmesso in poco più di cinque anni di lavoro condiviso; una esperienza intensa e gratificante. Oggi siamo la banca popolare più antica d’Italia e Cortona è uno dei pochi luoghi in Italia ad avere ancora una banca che porta il suo nome, con il centro decisionale nel suo territorio.
D- Il credito socio-economico, che fu la fortunata bandiera della nascita dell'aprile 1881 e dell'affermazione originaria della Bpc, fondata dal grande cortonese Girolamo Mancini, è ancor oggi un campo economico importante per la banca? Se si, possiamo dire che la Bpc è una banca dalle radici antiche e forti indispensabile per costruire, vivere bene l'oggi e il domani di Cortona e della sua comunità? Insomma, lo spirito che animò i fondatori per creare una banca volano del progresso economico e sociale della nostra città e del suo territorio, promuovendo, attraverso il legame degli interessi concreti, l'unione e la cooperazione dei cittadini per il bene di tutti, è ancora valido ed attuale per una società nuovamente individualista e mercantile e , talora violenta e dedita al cannibalismo, come l'odierna?
R- I criteri fondanti del credito popolare sono più vivi che mai. Nella seconda metà dell’800 c’erano da gestire delle transizioni non meno impattanti di quelle attuali. Nuove forme di energia a buon mercato, le comunicazioni a distanza, il sistema dei trasporti; le banche popolari assicurarono che fosse garantito l’accesso e l’inclusione a Famiglie ed imprese a quelle transizioni rivoluzionarie; oggi siamo in uno scenario simile, dove le transizioni sono quella digitale, ambientale e della fisica quantistica. Ora come allora ci sono le banche popolari, anche piccole come la nostra, che accanto alle istituzioni, favoriscono l’inclusione e l’accesso alle cose nuove. Noi amiamo fare riferimento al concetto di comunità, perché pone al centro le persone, che abitano un territorio o più territori, oppure che hanno in comune un’esigenza o una passione o un progetto, o vogliono sviluppare una attività imprenditoriale mettendosi in rete. Anche per questo c’è bisogno di dare ancora più spazio a modelli diversi di servizio che intercettino e valorizzino esigenze diverse di servizio, dando possibilità di scegliere e soprattutto applicando normative che, pur nel rispetto del valore imprescindibile della stabilità finanziaria, permettano di agire in una logica meno omologata, più vicina all’economia reale e meno alle logiche della finanza, rifuggendo il principio “one size fits all”. Tutto questo si chiama biodiversità, termine molto usato negli ultimi anni, mutuato dalla biologia, ma che rende bene l’idea.
D- La Bpc è nota anche per il suo bel rapporto antico e vitale e secolare con la cultura locale e nazionale. Un rapporto che in questi ultimi decenni si è molto consolidato ed ha prodotto nuovi, importanti risultati nell'intreccio amalgamante dei tempi nuovi che avanzano anche nell'operosità economica e del credito di ogni giorno. E' possibile tracciare un bilancio delle attività di mecenatismo svolte dalla Bpc in questi ultimi dieci anni per la promozione della cultura locale e nazionale?
R- Questa è forse la massima espressione del concetto di “banca oltre la banca”, cioè di una azienda che lavora per produrre valore economico, condizione chiaramente imprescindibile, ma che poi riesce ad andare oltre e contribuire a sostenere la civitas nelle sue varie espressioni antropologiche, culturali, sociali e relazionali. Gli interventi in 145 anni di storia sono stati centinaia, dal supporto alle grandi mostre, alle associazioni sportive, alle confraternite, alle attività dei nostri ragazzi. In particolare mi piace citare l’ultima, che è quella di aver messo a disposizione una sede per i ragazzi di Cautha, un bell’esempio della miglior gioventù, che interpreta pienamente questo messaggio: nel loro entusiasmo contagioso, nella loro capacità di osare e lanciare il cuore oltre l’ostacolo, nella loro sorprendente attitudine a vedere le cose da diversi punti di vista, nell’assumere pienamente la postura dell’homo moderno.
Mi spingo oltre: non esiste economia senza le banche, se queste sapranno andare oltre la propria attività tradizionale. Oltre a intermediare chi risparmia con chi raccoglie, trasformando le scadenze e gestendo professionalmente i rischi, fornire servizi basici ed evoluti, abbiamo il dovere di contribuire a far nascere le cose e a favorire la cultura dell’intrapresa nei territori dove siamo presenti ed al servizio delle comunità che vi operano. Se riusciremo ad attuare meglio questa missione e renderla più percepibile avremo anche un senso comune meno avverso al sistema bancario.
D- Caro Roberto, permettimi un’ultima domanda. In questi ultimi anni, per il poco che frequento la BPC, nel tuo ruolo di DG, ti ho visto quotidianamente alla stanga con passione e grande efficienza professionale. Questo ti fa onore e rappresenta una indiscussa sicurezza per il presente e il futuro dell’azienda, ma riesci a conciliare il tuo impegno con la vita familiare? Ed inoltre come vede la Bpc il rapporto work life balance per i propri dipendenti?
R- Il lavoro del Direttore generale non termina mai, è totalizzante, ma anche entusiasmante. Questo però non mi ha impedito di formare una famiglia e crescere tre figli. Mi dispiace che in questo momento storico la narrazione prevalente si incentri molto sulla visione di breve periodo e nel vivere intensamente il presente a discapito del futuro; peccato, perché ciò porta a non dare il giusto peso all’importanza del progetto, allo sviluppo dei desideri e ad elaborare sogni, di qualunque tipo. Se va avanti il concetto che con poco si può avere molto, che l’obiettivo è il work life balance, dove però non riflettiamo abbastanza sul fatto che non può esistere una life dignitosa senza un work adeguato, che colui che si impegna è uno che non ha compreso il senso della vita, probabilmente andiamo in una direzione non propriamente opportuna. Siamo in mezzo ad un guado tecno-antropologico che definirei molto interessante e, forse come mai nella storia, pieno di opportunità da cogliere. Sarebbe un peccato lasciarle ad altri.
Grazie, Roberto, per questa intervista, che con grande cortesia ed amicizia hai rilasciato in esclusiva all’Etruria, cioè a quella storica testata cortonese che è il nostro giornale. Un giornale al quale la BPC non ha mai fatto mancare il suo sostegno dal 1976 ad oggi.
Per i nostri lettori, ecco alcuni cenni essenziali del curriculum vitae di Roberto Calzini.
Nato a Perugia il 18 giugno 1965, abita a Cortona, è coniugato ed è padre di tre figli. Dopo la maturità scientifica si laurea in Economia e commercio presso l’Università di Perugia. Dopo aver seguito con successo il corso di specializzazione in revisione aziendale presso la Scuola di Management dell’Università LUISS, si abilita alla professione di Dottore Commercialista. E’iscritto nell’albo dei Revisori Contabili e negli anni di fine novecento e primi duemila è: revisore aziendale presso la società internazionale KPMG SpA; responsabile del controllo di gestione della divisione uomo della Marzotto SpA; membro di collegi sindacali e consigli di amministrazione di società industriali, commerciali e banche e , per cinque anni, Vice Direttore della Banca Popolare di Cortona. Come ho potuto constatare sia in alcune nostre chiacchierate de universo mundo sia seguendo i suoi discorsi pubblici, Roberto è un profondo assertore del concetto di imprenditorialità (entrepeneurship) e delle contaminazioni tra settori diversi (la figura dell’imprenditore genetista ibridatore); e, naturalmente, un testimone e seguace del concetto di Banca commerciale di Comunità, che si sintetizza nel claim di “Banca oltre la banca”, dove “oltre” può essere inteso sia come preposizione, che indica “in aggiunta a “, sia come avverbio, che indica “più in là di un certo confine”. Nel 2016 e nel 2017 è stato l’ispiratore di HackCortona, la prima Hackathon organizzata fuori di ambienti universitari, ma in un luogo pieno si storia ed arte (Convento S. Agostino a Cortona). Infine , last but not least, Roberto crede nella rivoluzione tecnologica e nella sua diffusione fuori dai grossi hub internazionali e nazionali, in quanto grossa opportunità per creare delle comunità in ciascun territorio, esaltandone le peculiarità e permettendo di attuare una proposizione di valore specifica per ogni comunità e per ogni territorio.
Ivo Camerini